Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

1719, mentre si trovava in viaggio a Vienna, per affidare tutti i suoi affari al figlio Giovanni. La donazione, effettuata da Parigi cinque anni dopo, il 10 marzo 1724, permise a Francesco di trasmettere al figlio Giovanni la proprietà completa di tutti i capitali impiegati in una certa fabbrica, scindendoli dal resto del proprio patrimonio. Poiché nel frattempo il figlio Giovanni si era valso dei servigi di Cristoforo Corrado Hunger capostipite degli arcanisti, degli artigiani cioè che possedevano in Europa il segreto della porcellana e che aveva già lavorato alla Meissen, e aveva stipulato con lui un contratto il 5 giugno 1720, su questa base, e su una lettera indirizzata alla fabbrica Ginori, a proposito della composizione e dei colori della porcellana, si fonda la convinzione che la donazione del 1724 riguardasse appunto la porcellana e che anche le fornaci e il negozio citati in documento facessero parte di quell'attività, nuova rispetto alla precedente di orafo, del padre. Abbiamo dunque un padre, Francesco, di cui si conosce tutto l'albero genealogico, ascendenti e discendenti, che fu artigiano, specializzato in oreficeria, il quale affida i suoi affari al figlio Giovanni che ha l'idea di trasformare l'attività paterna dal lavoro minuzioso del cesello in quellomanipolatore del ceramista. Che, trovandosi tra le mani una procura generale, non esita ad avvalersi del più esperto del ramo e al quale infine il padre qualche tempo dopo dona, sanzionando col nome del figlio, ciò che il figlio nel frattempo ha creato. In realtà, la questione di una trasmissione, e soprattutto della trasmissione di una tecnica da padre in figlio non è così semplice. Dal giovane muratore toscano che seguo negli anni e che, cinquantenne, rimane sempre giovane, già un po' curvo, ma incapace di prendere una decisione senza il «mi babbo», che è sposato, ma ha abbandonato in un istituto la figlia nata dal matrimonio e si è rattrappito, forse per 16

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==