l'oste della «Luna piena» chino, al lume della lampada, sul sonno di Renzo ubriaco: in quell'atto a un di presso che vien dipinta Psiche, quando sta a spiare furtivamente le forme del consorte sconosciuto. Abitualmente letto come dissacrazione del testo classico (certo, si dà qui contaminazione degli stili e un evidente supporto di analogia figurale: ma perché mai - è d'obbligo chiedersi-, perché mai viene qui adibito proprio questo testo che è il testo principe del mistero di eros?), letto dunque, di solito, come dissacrazione del testo classico, per contiguità del comparante illustre col comparante del genere «basso», il paragone va di fatto letto nell'altro senso, e cioè come nobilitazione del comparato per attrazione del comparante illustre, che esercita anche tale processo a livello del tema, sospendendo sulla «mirabile coppia» l'ombra misteriosa (ma non tanto) di un'ambiguità. Del resto, è ciò che dice lì stesso a tutte lettere - a volerle leggere - il testo medesimo, nella riflessione generalizzante che, nello stesso corpo periodale, precede il paragone con Psiche: Poi, per quella specie d'attrattiva, che alle volte ci tiene a considerare un oggetto di stizza, al pari che un oggetto d'amore, e che forse non è altro che il desiderio di conoscere ciò che opera fortemente sull'animo nostro, si fermò un momento a contemplare l'ospite così noioso per lui, alzandogli il lume sul viso, e facendovi, con la mano, ribatter sopra la luce. Come si potrà constatare da questo sommario regesto di esemplificazioni, la posizione eterogenea e contraddittoria di entrambi i Soggetti di sapere finisce per situare la rappresentazione allestita dal romanzo al di là delle ca127
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