Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

viene il paladino della giustizia: una falsa giustizia ma fondata su un'antica verità. Dai due piccoli «casi» tracciati all'inizio, apprendiamo dunque una serie di sostituzioni, una produzione di falsi. Un luogo che si occupa, al posto della scomodità del luogo della fobia, una finzione al posto della rappresentazione mancata (il «luogo della fobia» è la prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico), grandi eccitazioni al posto di una sessualità che non si regge, uno sguardo all'arte e la messa in atto di forme estreme che parodizzano quelle che in realtà appartengono piuttosto al nevrotico e che l'arte rileva; e infine, in rapporto al pensiero (giacché qualcosa è falsificato proprio nel suo luogo di origine, l'età nella quale il bambino è «teorico» come già aveva scoperto Freud con il piccolo Hans), l'instaurarsi di un finto pensiero. Ciò che per altri comporta uno spazio, che ha origine nel luogo della fobia, si contrae per il perverso nel lampo di un momento. Se rapportiamo questo con la teoria, e la teoria psicoanalitica nasce dalle strutture psichiche, potremmo dire che mentre lo psicotico è innamorato del suo estendersi e cerca di delimitarlo nello studio dell'analista mantenendone però la varietà e la complessità, il perverso la restringe nella folgorazione mentre lacanianamente persegue la mira stessa con cui l'inc è proteso a distruggere l'oggetto, il cui posto è assunto dal manque, una mancanza ad essere. Così veniamo a sfiorare la questione dell'arte. La contrazione nel lampo mutua la genialità. Il pensiero che non si articola sembra sempre lì lì per produrre qualcosa di eccezionale. Ma l'eccitazione è per un prodotto istantaneo, che si riduce a polvere. Piazzato di fronte al genio come al godimento del padre, non ne è terrorizzato come il nevrotico che ne percepisce la faticosa costruzione e poi ne è separato dalla tecnica, ma lo mima, ne assume anche qui i tratti, ne esibi11

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==