una parte del proprio corpo e non come perdita della madre e del seno14 • Sia Winnicott che la Mahler.l o consideravano il punto di partenza della psicosi infantile. La Mahlèr scrive: Ciò che raramente vediamo, e che ancor più :raramente viene descritto nella letteratura è il periodo di dolore e di lutto che crèdo preceda e inauguri la completa rottura psicotica con la realtà 15 • Chiunque guardi gli occhi dolenti di un bambino autistico non può mettere in dubbio che sia distrutto dal dolore. Sono giunta a capire che il fattore significativo, quello che fa precipitare nella psicosi il bambino autistico, risiede nella precocità della perdita, che non permette l'elaborazion� dell'esperienza del lutto e del dolore. Il lutto implica una rinuncia all'oggetto perduto e il consolidarlo come immagine mentale. Il bambino autistico non ne è stato capace, perché il capezzolo perduto non aveva ancora raggiunto lo stato di oggetto. per lui; la sua esperienza del capezzolo non era che un insieme di sensazioni. E per di più, con le attività patologiche autosensuàli, si è precluso anche la consapevolezza di aver subito u.na perdita. Finché il bambino autistico non sarà in grado di cominciare a considerare gli oggetti come esistenti in sé, indipendenti e differenti dalle sensazioni tattili che provoca- . no,. non sarà capace di elaborare il lutto per ciò che ha perduto. Inoltre,. finché non si renderà conto dell'esistenza autonoma e costante nello spazio e.nel tempo degli oggetti, il bambino non potrà cominciare a rappresentare nella sua mente l'oggetto perduto. i-Ianna Segalci ha dimostrato che la capacità di soffrire per la perdita .di un oggetto riconosciuto come entità separata da sé, è non equivalente al corpo, è di importanza fondamentale nello 218
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