quanto lo sono invece molti di questi bambini. Le persone che si interessano di questi bambini sentono che non riescono a raggiungerli per poter parlare con loro del loro stare dentro a un «guscio». In terapia, si rivela chiaramente che anche il bambino percepisce le superfici del suo corpo come dure, simili a un guscio. Questo appare chiaro quando il bambino volta le spalle, presentando la· schiena dura così da proteggere la sua parte davanti morbida. È per questo che li ho chiamati bambini «incapsulati» o «chiusi nel guscio»6 • Comunque c'è sempre un'apertura, anche se minuscola, in questa facciata apparentemente impenetrabile ed è ciò che rende possibile il lavoro psicoanalitico. Per esempio, di solito capiscono qualcosa di ciò che si dice loro, e sono sensibili all'atteggiamento e all'umore dell'analista quale si manifesta nel tono della voce, nella tensione dei muscoli e nei movimenti del corpo. Un'altra caratteristica peculiare dei bambini autistici è l'uso che fanno di quelli che ho altrove chiamato «oggetti patologici autistici»7, ma che ora preferisco chiamare «oggetti patologici autosensuali», perché provengono dalla natura autosensuale del loro stato. Sono sempre oggetti duri e il valore che il bambino attribuisce loro deriva dal fatto che gli forniscono le sensazioni che vuole, quando e come vuole. Per lui non esistono come «oggetti» nel senso in cui li intendiamo noi, ma esistono come sensazioni, le sensazioni che producono. Poiché non c'è un attimo di indugio tra il volere quelle sensazioni e il procurarsele, il bambino si può permettere di considerare tali oggetti come parte del proprio corpo. Tramite questi oggetti di sensazione, si sente completamente autosufficiente e non ha bisogno degli altri. Ed è questo bisogno che deve cominciare a provare perché si possa pensare di dare inizio a una terapia psicoanalitica ortodossa col suo marchio di garanzia costituito dal transfert. Spesso questi bambini rigirano tra le dita oggetti duri, 214
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