letteralmente un manicomio per gallinacei». Un altro ricercatore segnala: «Abbiamo trovato dei polli cresc.iuti aggrovigliati alle gabbie. Sembra che le zampe dei polli si fossero impigliate nelle maglie del fil di ferro e non potessero liberarsene. Così, col tempo, la carne delle zampe circondava completamente il fil di ferro...» (Mouchard, 1978, 819, citazione di esempi dati da Singer, 1975). Altro problema zoofagico, il consumo di proteine animali, molto «costose» alla produzione da un punto di vista energetico (da 5 a 20 kg di proteine vegetali per un kg di proteine animali), è ripartito sulla terra in modo molto ineguale. Mentre la maggior parte degli uomini non mangiano carne o si contentano di mangiarne alle feste, una piccola parte di loro ha instaurato il principio della festa permanente. L'avere poi adottato dei carnivori come animali da compagnia fa aumentare notevolmente questa overdose. «Noi vediamo così che la zoofilia occidentale contiene in se stessa la zoofagia», dice Paul Yonnet (1985, 232). I SELVAGGI Caccia o produzione di animali da pelliccia, pesca dei grandi mammiferi marini, rarefazione delle specie, trasformazione di laghi e foreste in acquari e vivai, sono alcune delle conseguenze spettacolari del massiccio sfruttamento dell'animale selvaggio da parte dell'uomo «civilizzato». Philippe Roger (1978, 829-37) collega la sparizione delle specie animali a un disordine della classificazione che sfocia in una «liquidazione dell'animalità, nei decenni che vanno da Darwin a Freud». Roger rileva come il carattere sacro di ogni animale sia un tratto dominante del1'età più antica, tratto che il cristianesimo avrebbe raffor83
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