Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

grandi». Così nella finzione guidata delle erbe - l'erba «passiolina», inesistente, ma plausibile come l'esistente indivia, «segno in agguato»- si ricongiungono non solo le due opposte tensioni, ma forse anche le due origini- quella celata e quella scoperta- della poesia di Milli Graffi: da un lato il suo porsi di fronte alla tradizione italiana come a una «mancanza», a un «vuO'l:o interno», a una «forma muta che occupa spazi bianchi»; dall'altro il suo dominio tecnico e teorico del nonsense anglosassone. Nel paesaggio sismico di Il fiore al!'occhiello emergono gli echi e le ombre di una tradizione poetica, l'italiana, appunto, che è contrassegnata da un ricco repertorio vegetale- dai fiori e fioretti dello stil nuovo alla rosa del rinascimento fino alla ginestra di Leopardi e ai limoni di Montale. Ma attenzione: qui, nei brevi strinati paesaggi di Milli Graffi non si può posare il piede, pena l'incontro con il «senso-in suono sensuato serpe di sale»; qui l'orizzonte e il suolo s'inabissano in ogni singolo verso. Marisa Bulgheroni 235

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