1915/16, «al sicuro nel seno paterno», Ferenczi aveva concepito «una grande e "grandiosa" teoria dell'evoluzione genitale come reazione degli animali al pericolo costituito dal prosciugamento dei mari» (Thalassa); che nello stesso anno e luogo Ferenczi aveva avuto un'emottisi, di origine non mai ben chiarita, che aveva lasciato come strascico una ipocondria che non lo abbandonerà mai completamente. Manovra complessa quellamessa in atto sul campo di Pàpa: una sfida teorica sotto l'insegna del monito «non devi superare il padre»; sfida che si accompagna però a una inibizione («Non sono mai riuscito a mettere per iscritto questo prezioso lavoro - il più importante finora» - così scrive a Groddeck nel 1921, e infatti Thalassa sarà pubblicato nel 1924) e a una riattivazione dell'angoscia come segnale di pericolo (ipocondria). Manovra che nell'infanzia e adesso (2 ottobre 1932) Ferenczi non riesce a ripetere ed al cui fallimento imputa la sua «distruzione nelle profondità organiche». Il trauma costringe il soggetto a cedere la sua sostanza vivente in parte o, nei casi estremi, in toto. In questo scenario di scambio della materia vivente, sotto il principio regolatore della pulsione di morte, trova il suo posto, accanto alle altre figure di bambino tratteggiate da Ferenczi - il bambino buono, il cattivo, l'ipocrita, l'innocente - anche quella del bambino indesiderato o «accolto freddamente, che muore con facilità o ha propensione a morire»5. Possiamo applicare a Ferenczi qualcosa che egli dice a proposito del lattante: «Se disponessimo di un mezzo che consentisse a questo bambino di riferire ciò di cui la sua ipersensibilità lo rende capace, verremmo a conoscere probabilmente molto di più sul mondo di quanto non ci permette il nostro angusto orizzonte» (30 giugno). Questo è in sostanza il Diario clinico di Ferenczi: uno scritto che, aprendo una finestra su un soggetto dotato di una particolare sensibilità, permette al lettore psicoanalista di allargare in qualche modo il proprio «angusto 234
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