una giustificazione razionale ai fenomeni che era in grado di indurre potentemente: questi sarebbero stati provocati da un fluido sottile, che permeerebbe tutto l'universo ma si concentrerebbe in alcuni individui (i magnetizzatori), capaci di incanalarlo e convogliarlo in soggetti la cui ricettività e le cui manifestazioni dipenderebbero, a loro volta, da squilibri dello stesso fluido. È la tesi del magnetismo animale, o mesmerismo, ben presto divenuta estranea allo spirito scientifico ottocentesco; 2) J.M. Charcot, alla cui scuola si formò S. Freud, spiegava i fenomeni ipnotici con la teoria dei riflessi spinali, vedendo nell'ipnosi una condizione fisiologica alterata del sistema nervoso, che può essere provocata da una serie di stimoli fisici esterni e che richiede una certa predisposizione neurologica dei soggetti (le isteriche). È l' interpretazione somatica dell' ipnosi, associata soprattutto alla «Scuola della Salpetrière»; 3) la «Scuola di Nancy» (Liébeault con il suo allievo Bernheim) - preceduta almeno in parte dal contemporaneo di Mesmer, il marchese di Puységur - vede un'unica fonte per tutti i fenomeni ipnotici, cioè la presenza di un'idea, suscitata nell'ipnotizzato dall'esterno e da questi accolta come sorta in lui spontaneamente. È la teoria della suggestione, secondo cui tutti i fenomeni ipnotici sono eventi psichici. Freud - almeno in apparenza, incredibilmente - rimase sempre più vicino a Charcot che a Bernheim nella polemica che coinvolse le due scuole. E questo dipende, oltre che dall'affetto personale che sempre portò per il suo vecchio maestro, anche da alcuni punti oscuri della concezione di Bernheim, che Freud evidenzia chiaramente nella prefazione alla sua traduzione tedesca (1888) del libro dello stesso Bernheim De la suggestion et de ses applications à la thérapeutique. Considerando la disputa dall'e222
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