gere nei genitori aspettative di una breve durata della cura, poche settimane o magari poche ore, nonostante tutti gli accorati avvertimenti dati dall'analista in precedenza) si ha un peggioramento netto, molto marcato. Ci sono bambini che oppongono una ribellione più violenta che mai alle regole e alle normative imposte dai genitori; altri che erano in difficoltà a scuola per un eccesso di vita fantastica, approfittano della libertà che viene loro inaspettatamente concessa per dare libero sfogo ai loro pensieri e sentimenti segreti. Si perdono nei loro sogni a occhi aperti, e per il momento si allontanano dai loro impegni quotidiani più di prima. Questo evidente deterioramento nel modo di comportarsi del bambino, indice delle sue condizioni psichiche, è valutato in maniera del tutto diversa dai genitori e dall'analista: quest'ultimo infatti lo considera un buon segno per il progredire dell'analisi. Non è facile convincere i genitori che rinunciare al desiderio di vedere il figlio assolvere con successo ai propri impegni mentre sta facendo l'analisi è in realtà l'unico modo perché proprio quel successo sia assicurato una volta finita l'analisi. Non sono disposti ad ammettere che un disturbo psichico abbia la stessa importanza di un malessere fisico. Così come nessuno si sognerebbe mai di mandare a scuola il figliomalato di polmonite, alla stessa stregua non si dovrebbero imporre obblighi di studio al bambino che soffre psichicamente. È il narcisismo dei genitori che sta alla base di quella violenta gelosia che salta fuori, soprattutto nelle madri, quando vedono il figlio attaccarsi con tanto entusiasmo all'analista. E qui all'analista spetta un compito importantissimo, che è quello di spiegare alla madre che la traslazione positiva è un fenomeno passeggero ma necessario al successo dell'analisi, e che in nessun caso la priverà definitivamente dell'amore del figlio. Nonostante le difficoltà che impediscono al rapporto tra genitori e analista di avere quella cordialità che sa217
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