Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

inosservato il fatto che conteneva due nuove importantissime idee: «L'una era che tutto ciò che accade nella situazione analitica va considerato, per prima cosa, come un fenomeno del transfert, una combinazione tra il ripetere qualcosa del passato e il reagire a qualcosa della situazione attuale; l'altra idea era che allo scopo di comprendere i fenomeni del transfert si dovrebbe dirigere un'attenzione assai maggiore alle forme primitive di rapporti, come quello tra ma,dre e bambino» (Balint, 1967, p. 173). Nella introduzione in comune Ferenczi e Ranlc scoprono subito le loro carte, indicando in che direzione doveva muoversi il rinnovamento della tecnica da loro auspicato: Ci richiameremo dunque direttamente all'ultimo saggio di Freud a carattere tecnico sul tema «Ricordare, ripetere ed elaborare» (1914); saggio in cui alle tre attività menzionate nel titolo viene attribuita un'importanza diversa, in quanto al lavoro analitico viene assegnato uno scopo specifico: ricordare; di conseguenza il voler rivivere anziché ricordare è considerato un sintomo di resistenza, e, come tale, un'attività da evitarsi. Tuttavia, dal punto di vista della coazione a ripetere, è assolutamente inevitabile che il paziente ripeta durante la cura intere parti del suo sviluppo; non solo, ma l'esperienza ha mostrato che la ripetizione concerne proprio quelle parti che nella forma del ricordo non è possibile far riemergere. [...] Ne risultò innanzitutto la necessità pratica di non inibire le tendenze alla riproduzione durante l'analisi, anzi di stimolarle, posto che si sia in grado di padroneggiarle; altrimenti il materiale più importante in senso assoluto non sarebbe giunto né a manifestarsi né a risolversi.[...] È così che ci siamo infine risolti ad attribuire il ruolo principale, nella tecnica analitica, al ripetere anziché al ricordare. Ciò non significa però lasciare sempli175

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==