Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

nienza» dei suoni di parole che, come in Petrarca, possono semanticamente opporsi. Si osservi come nella za quartina dolce e donna siano collocati in sedi diverse (4a, sa, 3a) rispetto a Doglia-donna 1 e Donna-dolce 10 (nettamente petrarchesco il v. 7): DOGLIA che vaga DONNA al cor m'apporte 7 Colà 've DOLCE parli e DOLCE rida bella DONNA [...] 10 DONNA gentil che DOLCE sguardo mova 3. AFFANNO 14. La variante è travaglio (E l'antica natura onnipossente I Che mi fece al TRAVAGLIO). Quanto sia «disgustoso»14 travaglio, che vale il goethiano Treiben, nei pressi di Trauer (Ach, ich bin des Treibens mude - Wandrers Nachtlied), è mostrato per esempio dal sintagma TRavagli noSTRi del Bruto minore 49, che al v. 67 dà affanno (qui la variante è acerbo I Travagliò): semplice scambio imposto dalle esigenze morfo-fonematiche della composizione, in cui la parola dà e riceve, con aumento semantico, risonanza da altre parole. In Amore e Morte 76-77 è un GRAn TRAvaglio inTeRno. Il puntiglioso Peruzzi lo ricorda ma non rileva la parte di !GR/ di gran, che così rudemente lavora con ITRI di travaglio (deverbale che, attraverso il noto infinito francese, tristamente addita il tripalium, strumento di tortura a tre pali). Anche inTeRno lì coopera con sua durezza, certo fa meno male con affanno nel Metastasio: Se a ciascun l'interno affanno I si leggesse in fronte scritto..., chi sa dove, chi sa dove. Nella Sera non si vede abbastanza come travaglio possa starci con meriti tali da costringere il poeta (e noi) a preferirlo ad affanno. Tutt'altro che grossolana la relazione con m'affaccio 12, di cui trAVAglIO mantiene tonica e postonica sonorizzando la fricativa; e non è lontano TRA225

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