CCCXLVII, dall'inizio della 2a terzina volge con omometrica energia alla prima parola del sonetto, Donna; così che Donna e dunque acquistano quella «necessità poetica» (Valéry) che fa tutt'uno con la loro primaria funzione strutturale (non rilevo altro): DONNA che lieta col Principio nostro ti stai [...] 12 DuNque per amendar la lunga guerra per cui dal mondo a te sola mi volsi, prega ch'i' venga tosto a star con voi. Si veda allora come nel Canzoniere petrarchesco dolce e donna si rincorrono, non di rado iscrivendosi nella stessa sede ritmica. Ma non si dimentichi che ciò non documenta tanto l'attaccamento intertestuale dell'ingegno seguace quanto l'inevitabilità d'approdi di chi fa vera letteratura in lingua italiana. Certo, ci vuole un po' di pazienza per avvedersi che Dante nel primo canto del Purgatorio, al v. 13, sì, miracolosamente, dice DOLCE color D'Orlental zaffiro, e solo al v. 53, stretto ad altro lessema bisillabo fornito di doppia In/, venni, DONNA scese del ciel...; e che, dove con chiara ripresa immette donna in 3a, presto lo fa seguire, sia pure in 2a, da dunque: Ma se DONNA del ciel... 91-Va DuNque, e fa... 94. Un bell'esempio di costruzione isofonico-isometrica è offerto dal sonetto petrarchesco CXI: L,1. DONNA che 'l mio cor nel viso porta, LA DOve sol fra bei pensier' d'amore seDeA [...] 11 né 'l DOice sfavillar degli occhi suoi 14 che DUOL non sento, né senti' mai poi L'eleganza d'un sonetto come Doglia <;:he vaga donna, LVII, di Giovanni Della Casa dovrà non poco alla «conve224
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