Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

Trascrivendo questi versi mi sono accorto che, benché aria sia in sinalefe di za e piaga abbia invece accento di 3a, per ritmo e timbro QUANTA piAgA m'aprÌSti in Mezzo al Petto non si allontana molto da QUANTA AriA dal bel vÌSo MI diParte; ma più serva attirare l'attenzione sul terzo verso della celeberrima canzone Chiare, fresche et dolci acque, all'incipit, a cui Contini non poteva non ricondurre un binomio anch'esso iniziale come Dolce e chiara10 : CHIARE, fresche et DOLCI acque, ove le belle membra POSE colei che sOlA a me par DOnnA; dove DOnnA, rintoccante soprattutto dietro a DOici, volge per minima eppure chiara assonanza a pOse attraverso sOlA, di cui serba anche la postonica. Scrive Contini: «Un vantaggio primario inerente alla critica delle varianti è quello di far assistere alla nascita del miracolo» e «il miracolo si attua quando una correzione intervenuta nell'autografo napoletano (che non ha affatto aria di prima stesura) instaura l'apertura famosa invece del primitivo Oimè, chiara...»; e avverte che «l'incipit interiettivo è un unicum nei Canti», rilevando, poiché, come si dice, «c'est le ton qui fait la musique», la «continuità di trapasso», «continuità in negativo di cose dilettose e crudeli»", onde Dolce assume un significato non opposto a Oimè, come lo assume il vocativo O donna mia; d'accordo col Peruzzi, il quale, richiamate le Ricordanze 58-59 (Dolce per sé; ma con dolor sottentra I Il pensier del presente), osserva: «Sono tutte espressioni oggettivamente serene, felici, ma soggettivamente sofferte, che si potrebbero glossare con parole dello stesso Leopardi: E non sereno, e non intero e schietto, I Anzi pien di travaglio e di lamento (Primo amore 10-12)»12 • Col potente influsso petrarchesco potrà spiegarsi anche il provvisorio Oimè, unicum anche nel Canzoniere, dove 222

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