letto,diletto-notte ecc. in Petrarca), e certamente non colpisce quanto la fitta occlusività dentale di Purg. XXVII 7Oss, tanto più cattivante perché tutta corsa dal vivace sibilo di /si: E pria che 'n Tu1Te le Sue parTi immense foSSe oriZZonTe faITo d'uno aSpeITo, e no1Te aveSSe Tu1Te Sue diSpenSe, ciaScun di noi d'un grado fece le1To [...] L'inversione pone in mezzo agli orti in vistoso parallelismo con in mezzo al petto (Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto 10), già secondo emistichio in Petrarca (XX), dove si affianca a in mezzo 'l core (CCXXVIII): chi provi qualche noia poststilnovistica corra a leggere Inf XXVIJI 29, guardommi e con le man s'aperse il petto. Nella stessa sede ritmica iniziale di dOlce,pOsa, ripreso con bella inerenza in fine del v. 38, Tutto è pace e silenzio, e tutto POSA I il mondo, serba l'aperta lo/ di Orti e nOtte, per così dire in attesa di dOnna, che ne ripiglia tonica e postonica. Ma ecco che !'«animale senza cuore»9 chiamandosi donna può legarsi non solo a DOice e, non dimentichiamo, a DOrmi 7 e 11, ma anche a mONTAgna, a sua volta così stretto a lONTAn. Torna a mente uno degli «insiemi» più accurati di Petrarca, proprio da montagna a lontano, nella celebre canzone Di pensier in pensier 53ss (rilevo lo stretto necessario): Ove d'altra mONTAgna OmbrA NON TOcchi, verso 'l maggiore e 'l più expedito giogo tirar mi suol un desiderio iNTeNso; iNDi i miei DANNi a misurar cON gli occhi comiNcio, e 'NTANTO lagriMANDO sfogo di dolorosa nebbia il cor cONDeNso, alor ch'i' miro et peNso quANTA aria dal bel viso mi diparte che sempre m'è sì presso et sì IONTAno. 221
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