Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

E non è un caso che la soggettivizzazione del giudizio di gusto e la determinazione dell'arte come cosa del passato attravérsano tutto lo sviluppo dell'estetica otto-novecentesca. Si capisce allora perché, nel Novecento, il problema della portata gnoseologica delle opere d'arte acquisisca una speciale cogenza: ne va, alla fine, della legittimità dell'estetica25 • Il restauro è tutto all'interno del problema della visibilità come uno dei valori da salvare, così perlomeno ci ammonisce, con le ultime sue 6 lezioni, Italo Calvino. Visibilità nel senso non di un puro e semplice formalismo visibilista, ma come scrive lo stesso Calvino, se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall'allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini. Penso a una possibile pedagogia dell'immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d'altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, icastica»26 • Il restauro dovrebbe presentare sempre un'immagine icastica, senza però soffocare né condizionare la visione interiore dell'opera d'arte nelle sue dinamiche temporali. Conclusione a mo' di dialogo: «Carletto: prendi la Flagellazione di Urbino. Quel che Piero della Francesca ci vuole dire con questo quadro è: 225

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==