filologicamente, all'opera stessa. Non possono, per questa ragione, essere abbandonati al dilettantismo delle guide e degli artisti locali. 3 - l'assenza o la presenza ridondante della matericità dell'opera. L'artefatto deve sempre presentarsi agli occhi degli interpreti come completo ed esauriente dal punto di vista della sua costituzione materiale. 4 - la forma delle immagini affinché sia possibile ricostruire, almeno simbolicamente, le intenzioni comunicative dell'autore. 5 - fare in modo che nell'opera siano rintracciabili, facilmente, i protagonisti, intesi come vecchio e nuovo pubblico, perché ogni artefatto esiste soprattutto come occasione di conoscenza e di esperienza, passata, presente e futura. 6 - rispettare nei luoghi dell'intervento sia le funzioni semantiche sia quelle estetiche perché la complessità di un'opera è il risultato di questa doppia valenza. 7 - per quest'ultima ragione, ogni intervento di restauro deve prendere in considerazione anche tutti quegli allestimenti effimeri, non stabili, che interagendo con l'opera d'arte, ne sottolineano aspetti e significati al di fuori dei canoni di stretta osservanza filologica. Non dimentichiamo che il sistema museale è più complesso di quanto appaia all'interno della geografia ufficiale e istituzionale. 224 Ogni opera risponde a una domanda, che non si risolve nella intenzione dell'autore né si riassume per intero nel decorso lineare della tradizione. Compito dell'interprete è riconoscere Sia quella primadomanda a cui l'opera inizialmente risponde, sia le domande e le risposte, di volta in volta storicamente determinate, che i lettori attribuiscono a quell'opera entro un orizzonte di attesa guidato da una promessa di felicità. Il solidificarsi storico dei giudizi conferisce alla fruizione estetica una dimensione oggettivamente indagabile24 •
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==