in parte è ancora oggi-l'immagine preferita dai botanici. Ma fin dal 1766 era stata proposta una terza immagine della natura, alternativa sia alla scala sia alla mappa. Si tratta dell'«albero», che ha la storia più tormentata. Esso fornì, nel corso del tempo, indicazioni diverse e talora contrastanti. Venne introdotto, da Peter Simon Pallas, per evidenziare una circostanza che non ha alcuna relazione con quella per cui l'albero si sarebbe imposto, nella seconda metà dell'Ottocento, ed è ancora congiunto. 3. L'albero: discontinuità ed evoluzione della natura La nuova immagine viene introdotta per evidenziare la discontinuità della natura e in particolare la separatezza del dominio biologico: per sottolineare che i corpi organici, afferma Pallas, «non sono successivi o affini ai corpi bruti ma semplicemente vi poggiano sopra», appunto «come l'albero sul suolo». Che non si trattava di un semplice affinamento della scala (nel senso della ramificazione indicata, per esempio, dal Bonnet del 1764) o di un compromesso fra questa e la mappa, è dimostrato fra l'altro dal fatto che con l'albero veniva decisamente respinto il principio (di continuità e pienezza) ch'era alla base di tutte le immagini precedenti. La prima funzione dell'albero è quella di adeguarsi alle discusse constatazioni dell'esistenza di «salti» della natura: constatazioni che avrebbero presto determinato il fallimento della scala (che una volta spezzata, da Oheme, finirà col dissolversi), che molti problemi avrebbero creato anche ai fautori della mappa e che l'albero, invece, si mostra capace di accogliere anche quando i «salti» si rivelano ampi e si moltiplicano, facendosi sempre più ravvicinati. Lo dimostra Buffon nello stesso 1766, quando, cambiata nuovamente prospettiva, immagina tanti alberi quante sono le «fami214
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==