le altre». A quel punto potremmo finalmente evitare di far riferimento a caratteri relativi (alle affinità reciproche), potremmo esprimerci in termini assoluti e raggiungeremmo un livello di oggettività che nient'altro può garantire. Era una possibilità affatto teorica ma aperta solo dalla mappa, che di lì a poco viene accolta, fra gli altri, anche dal «secondo» Jussieu (1789). Nel 1795 Antoine-NicolasDuchesne presenta una «tavola pitagorica» che non è, propriamente, un'immagine della natura ma uno schema intermedio fra questa e la «chiave» (quella sorta di schema della classificazione, tendenzialmente dicotomica, introdotta da Conrad Gesner nel 1555). La «tavola pitagorica» ha infatti lo scopo non tanto di visualizzare gli spazi che separano i vari gruppi, quanto di consentire un bilancio verbale dei «rapporti» che essi intrattengono. Le classi non vi compaiono a distanze proporzionali all'entità delle differenze: tali distanze vanno ricavate dall'esposizione dei «rapporti» e non è affatto immediato percepire come i gruppi si disporrebbero nelle due (o tre) dimensioni di un «territorio». Può tuttavia essere utile conoscere anche questo schema, perché se è meno di un'immagine è più di una chiave e perché Duchesne dimostra, con esso, di essere chiaramente favorevole alla mappa: anche a suo giudizio, infatti, ogni gruppo ha affinità con tutti gli altri - affinità che è possibile conoscere «incrociando» due gruppi esattamente come in una «tavola pitagorica». In favore dell'immagine intervengono poi Bernard-Germain-Etienne de Lacépède (1798), Etienne-Pierre Ventenat (1799) e August Johann Georg Carl Batsch (1802), che ne elabora forse la versione più sofisticata: un nuovo compromesso fra mappa e rete, significativamente chiamato opus reticolatum. Nella prima metà dell'Ottocento la mappa conosce la sua massima fortuna, si affina (ricorrendo in particolare alla figura del cerchio) e si specializza divenendo - come 213
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==