C'è un paese, in provincia di Trento, che ha nome Paese. Uno dei testi che Walter Benjamin preparò tra il 1929 e il 1932, per la radio berlinese e lesse nel corso di una trasmissione destinata a un pubblico di giovani ascoltatori è intitolato «Napoli» ed inizia con la domanda «Quando si dice Napoli, a che cosa pensate?» Io penso ad un corpo con ombre e ai colori di Mnemosine. Fedor Dostoevskij scrisse nel 1862 Note invernali su impressioni estive, il racconto del suo primo viaggio all'estero. E giustamente: paesi, odori e qualche dea. «Monyolo», non è il dolce appellativo d'un bambino alla madre o di una madre al bambino, è solamente il modo in cui nei paesi latino-americani chiamavano una rudimentale macchina mossa ad acqua. Però, a ben pensarci, visto che c'è di mezzo l'acqua, non è del tutto errato aver pensato ad una parola madre, ad una parola bambino. Nietzsche raffigurava il nostro mondo come un grande cantiere di sopravvivenze e un magazzino di costumi teatrali. Quella leggera danza. Ci sono rimaste testimonianze di due suoi colleghi alla Bauhaus, che occupavano stanze o 102
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