Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

nod vi fa l'esempio di Einstein che, alla luce degli acquisti scientifici in campo atomico, decide di parlare con Roosevelt nel 1940, dando così avvio al «progetto Manhattan», per affermare che «ovviamente scegliere l'uno o l'altro atteggiamento di fronte a tali alternative implica non un atto conoscitivo, ma un giudizio di valore». In sostanza i valori intervengono nel momento di decidere tra alternative, mentre «la scienza ignora e deve ignorare i giudizi di valore». Un punto fermo da tenere a mente. Meno condivisibile l'altra riflessione secondo cui gli scienziati sarebbero più adatti a proporre valide raccomandazioni nella scelta tra certe alternative che possono impegnare il futuro dell'umanità. Basti il caso di Einstein, ascoltatissimo da Roosevelt quando si tratta di fabbricare l'atomica, messo alla porta da Truman quando, cinque anni dopo, volle interporsi per evitarne il lancio. Seppe di Hiroshima dai giornali. Mi sento facile profeta nel supporre che lo stesso destino toccherà - per citare gli ultimi organismi in ordine di nascita - alla Medicai Campaign against Nuclear Weapons e al gruppo di Psychoanalysts for the Prevention of Nuclear War sorto in seno alla società britannica. Sul fallimento del futuribile mi basta ricordare che fine ha fatto, nella lotta per l'avvento della società socialista, il principio dell'estinzione dello Stato. Col risultato, altrettanto malinconico, che la bandiera della socialdemocrazia, dell'ideale di giustizia e libertà è ora innalzata da campioni come Pietro Longo, a casa nostra, e nel mondo «libero» dal presidente Reagan, lo statista che si è divertito come un ragazzo al video-game «tra cinque minuti la faccio finita con l'URSS». Che lo Stato sia un pericolo hanno, semmai, ripreso a pensarlo i cervelli della sinistra indipendente, riuniti sotto la testata della rivista «Bozze 84» col loro convegno, della settimana scorsa, «Politica e guerra: un divorzio impossibile». Nella relazione a quattro mani di Raniero La Valle e Claudio Napoleoni si dice: «Il tabù della bomba è stato esorcizzato, e la guerra nucleare è stata riammessa in società, recuperata come possibilità reale, come suprema istanza del sistema.[...] I governi, hanno, infine, messo i missili nei vigneti e nei giardini, riconducendoli a suppellettili quotidiane, introducendoli nel panorama familiare...». Per altri la frantumazione del rapporto stato-politica, e 239

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