identiche reazioni che hanno riempito le colonne dei giornali a proposito di The Day After. In vent'anni e passa non è cambiato niente, se non che la desolazione nucleare non è più censurata, fa spettacolo e chiama un pubblico pagante, quindi si passa al successivo richiamo spettacolare. Per la verità è cambiata, nel frattempo, anche un'altra cosa. Ricordo che nel manifesto del Gruppo Anti-H per rendere umanamente visibile l'entità degli stocks atomici ci raffiguravamo un treno con un'infinità di vagoni carichi di TNT. In un lavoro di Silvia Amati - presentato alla seduta scientifica della società svizzera di psicoanalisi nel febbraio scorso col titolo «Points de vue de psychanalystes sur l'angoisse face au danger de guerre nucléaire» - ho imparato che se si mette insieme la capacità esplosiva dell'intero arsenale nucleare che c'è al mondo, potrebbe scoppiare una "Hiroschima" al minuto per un anno. Scartabellando nell'archivio ho trovato una mia cronaca puntuale e dettagliata del convegno «Cultura e impegno politico» tenutosi a Reggio Emilia nel maggio del '65, articolato su tre relazioni: di Fornari, di Eco e di Spinella. Le tesi allora sostenute - con al centro la guerra atomica, controverse necessariamente, in generale acute e intelligenti - sono tuttora consistenti a lume di logica. Sennonché - ecco il punto - il comitato permanente che fu creato, tutto di nomi egregi della nostra intellettualità, a conclusione del convegno per aderire alla proposta di Sartre tesa a promµovere - così si leggeva su «l'Unità» - «un movimento degli uomini di cultura per manifestare pubblicamente una presenza degli intellettuali democratici nell'attuale contingenze politica e internazionale», il comitato - dicevo - è rimasto lettera morta. Stava per diventare di moda Marcuse e il '68 era alle porte. Cioè, mi vien da dire con Musil, si è dimostrato nei fatti privo di significato. Come l'ultima tavola rotonda, penultima della successiva. Ho già detto dell'appuntamento annuale di Erice, di cui si racconta la battuta finale «Signori, l'apocalisse è rinviata». Lo stesso si può dire della British Society for Social Responsibility in Science, coi suoi tre premi Nobel. Del suo primo convegno è rimasto il libro degli atti, che contiene il bellissimo - per me - contributo di Jacques Monod «Sulla relazione logica tra conoscenza e valori» rifiutato però dalla gran parte dei membri. Mo238
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