da Verdiglione e dal suo sigaro, provai anzi un sottile senso di sospetto di fronte alla sua teatralità, che si trasformò in diffidenza quanto più fui oggetto della sua seduttività. Soltanto in seguito Fornari si dismagò fino a scorgere- e a denunciare - «un magliaro» nell'araldo della semeiotica. Il resto è storia nota. Quel che vale segnalare è che dall'ermeneutica del testo- curiosità già viva in lui- e dalla delusione patita con Verdiglione, si consolidò in Fornari il desiderio di ricerca che doveva farlo approdare alla spiaggia della semiosi affettiva, cioè all'analisi coinemica, nel mantenere simultaneamente l'attenzione verso gli aspetti istituzionali, già stimolata dalle scoperte della socioanalisi. Un segno «affettivo» del nesso originario Verdiglione-coinema, poi necessariamente ripudiato, lo si può intravvedere nel capitolo 25 «La cosa freudiana in Lacan e nella teoria coinemica» de I fondamenti di una teoriapsicoanalitica del linguaggio. Qui Fornari è- come dire?- animato dall'intima esigenza di dissociarsi definitivamente dai contatti iniziali per affermare «la fondamentale differenza tra l'analisi coinemica e l'analisi lacaniana». 8 Chissà che un giorno, nell'ipotesi che sia utile, non mi decida a rendere pubblico questo carteggio, cui partecipò anche Diego Napolitani. A parte gli sfoghi umorali, che possono giusto interessare l'aneddotica spicctola, sono forse di un qualche valore alcuni passi teorici che chiaramente documentano la diversità dei rispettivi punti di vista. E per di più espressi con una foga dove testa e cuore- e fegato, quando non addirittura la bile- intrecciano ragione ed impeto in un miscuglio sicuramente vivo perché non censura l'emotività. 9 E sintomatico - e degno di attenta considerazione- il fatto per cui l'intenzione di affrontare in profondità la problematica dei conflitti sfocia spesso, o quanto più si è coinvolti, nella rinuncia. Così è stato per l'ISTIP, come per l'ICOS. Lo stesso è avvenuto all'interno della società psicoanalitica fin dai tempi di Freud (che non ha mai elaborato psicoanaliticamente i suoi contrasti interni - si veda la vicenda riguardante W. Reich., A. Adler, lo stesso Jung, a tacere poi di Tausk - ma li ha liquidati o con misure amministrative i:nolto sospette o con banali razionalizzazioni) nello sconcertante ripudio non solo del "terzo orecchio" bensì anche dei due orecchi che ogni mortale ha attaccati alla testa. 10 "In pace i figli seppelliscono i padri, in guerra sono i padri a seppellire i figli". Questo detto di Erodoto figura significativamente sulla copertina del libro Il figliocidio dello psicoanalista Arnaldo Rasckovsky. Ma si danno in effetti aborti e figlicidi anche in tempo di pace. Quando Laio condanna Edipo, o quando Erode ordina la mitica strage· degli innocenti, non c'era stato di guerra. E così il parricidio conseguente Edipo lo compie in un giorno pacifico, dentro ad un comune diverbio di traffico. 11 Erikson individua acutamente nell'adultità un «need of needness», un bisogno di bisognità che- aggiungo - può essere anche inventata per sentirsi esistenti. Quante istituzioni, quanti ruoli e quanto potere crea l'enfasi sulla bisognità altrui? Segnalo su questo punto l'interessantissima e sorprendente, per i risultati, ricerca di E. Ponzo e della sua scuola condensata nel testo Il 229
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