Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

di parecchio e si poteva sospettare che gli ascoltatori, rimpinzati senza sosta di tante portate, sentissero impietosamente indigesti altri piatti ancora. 2 In questi anni m'è capitato di tenere una lunga serie di seminari sull'argomento in sedi universitarie e non, in Italia e all'estero.- Dal seminario svolto in Svizzera una diligente e intelligente ascoltatriceMaura Imperiali Bottini- ha desunto un testo in cui, alla mia esposizione, si alternano riflessioni e contributi suoi (anche sotto forma grafica). Ne ho proposto la pubblicazione all'editore Franco Angeli che ha accettato. Apparirà in libreria nel 1987 col titolo Il volo della lumaca (L' immagine- enigmatica a prima vista- nasce da un episodio emblematico di quella che io teorizzo come angoscia della bellezza. Nell'intensità sconvolgente dell'esperienza emozionale- il volo di chi non è abituato a volare- si può anche morire o sentirsi morire). Circa la scheda è il caso di avvertire che, sulla base dell'esperienza clinica, capimmo che l'attenzione e la cura vanno dedicate alla progettualità, alla capacità di progettare, e non ad un progetto circoscritto. 3 Sarebbe da studiare questo viraggio che, dalla realistica percezione della tematica nucleare degenera poi nell'ubriacatura ideologica, guerrigliera col delirio della palingenesi. Anche perché è un fenomeno esteso e di varia tipologia, dove l'esame di realtà viene di regola zittito dal bisogno di religione (quanti di Lotta continua - LC- si sono convertiti a Comunione e liberazione - CL - ?). Oggi poi assistiamo- con la riattualizzazione del pericolo atomico- al movimento dei verdi, dove di nuovo realtà e illusione s'intrecciano in un'altalena di capacità operativa e di impotenza, convivente con chiusure ideologiche che vedono di fatto un contrasto duro tra verdi e verdi, più che un'azione efficace anti-nucleare. 4 Lo stesso va detto per ogni proposta non-violenta. Fatto di cui i predicatori della non violenza di solito sono ciecamente inconsapevoli. Ce ne rendemmo perfettamente conto allora con la ricerca portata parallelamente avanti dall'ISTIP sulle angosce e sulle difese affioranti dalla prospettiva di un disarmo· generale. Un'idea appunto disarmante e che pertanto esige una grande, sensibile cautela psicologica, se non vuol esser:e pura, controproducente fantasia di parole. Non risolve e allarma. E la paura a renderci marziali, diceva acutamente la voce delicata di Emily Dickinson. Perciò mi appare il coraggio di Venere più difficile da adottare del coraggio di Marte. Sotto questa luce comincia a rendersi spiegabile la conversione marziale di Curcio, cui alludevo prima. O la genuflessione al papa. Più facile a riempire il vuoto con l'ubbidienza che viverci dentro per pensare l'impensato, far succedere il mai successo. 5 Perché dissacrazione deÌla guerra? Ricordo quel pomeriggio sulla terrazza di casa Fornari quando insieme redigemmo il testo che Feltrinelli ci aveva chiesto per il risvolto di copertina del_libro: «Compito fondamentale della scienza moderna, da Galileo a noi, è sempre stato quello di sottrarre l'agire e l'esperire umano dal dominio del magico e del sacro allo scopo di instaurare una visione ed un controllo razionale delle cose. La scienza tutto ha sottratto al mondo del magico, non solo la natura ma la religione stessa. La guerra - se guardiamo non ai mezzi 227

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