2. Dal figlicidio alla puericultura E vengo alla psicoterapia progettuale. Ho intitolato questa parte «Dal figlicidio alla puericultura». Quando lavoravamo all'interno dell'ISTIP ricordo l'ipotesi sociologica di Bouthul che piaceva ad entrambi. Secondo Bouthul la guerra va vista come figlicidio differito10 • Ora io vorrei parlarvi di un altro figlicidio. Psicologico, invece che politico (con cui del resto convive). Nell'ultimo lavoro di Fomari «L'opera di W.R. Bion» - apparso nella rivista «Gruppo e funzione analitica» e adesso in libreria come volume a sé- che Corrao ha definito «la esegesi più acuta e penetrante che sia stata scritta finora sul pensiero di Bion» c'è un paragrafo intitolato «Oggetto psicoanalitico e fatto scelto», in cui si legge «L'importanza attribuita da Bion alla frustrazione circa la formazione del pensiero e che abbiamo tradotta nell'«imparerai nel dolore» conserva la sua importanza purché l'imparerai nel dolore venga congiunto con il «partorirai» (o meglio nascerai nel dolore) La nascita appare così come il primo apprendere dal!' esperienza, che condiziona tutti gli altri apprendimenti». Ecco, anche per me questo è il fatto scelto, se volete anche da un punto di vista epistemologico. Questo è il fatto che io scelgo nell'impostare una teoria di psicoterapia progettuale. Il figlio, il venire al mondo, l'essere genitus, cioè generato, è il principio e la condizione che ci accompagna per tutta la vita, vigente fino alla morte: Condizione e non ruolo. Figlio e non bambino. Perché appunto, se siamo coerenti, se vogliamo essere coerenti con gli stessi parentemi di Fomari, bambino non è un parentema: figlio è un parentema, anzi direi il parentema dei parentemi. Tutti noi qui siamo figli. Questa è la condizione che ci rende tutti uguali e nello stesso tempo unici. Siamo uguali in quanto tutti- nessuno escluso- condividiamo l'essere nati - abbiamo l'ombelico - e ognuno di noi è unico, anche se- come nel caso di Fomari, nono di dieci fratelli - veniamo al mondo in una famiglia numerosa. La sottolineo questa differenza- tra bambino e figlio - perché, se i termini sono sinonimi, non coincidono. Enea quando salva il padre Anchise dalle fiamme di Troia, portandolo sulle spalle, non è più bambino, è figlio. Figlio cresciuto e padre a sua volta di Ascanio, progenitore dei fondatori di 221
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