Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

borghesi, ancora pochi mesi!» Pochi mesi. Oggi che siamo nel 1986 - senza togliere nulla alla generosità di quell'impegno, ma anche senza chiudere gli occhi davanti a certi aspetti miticipossiamo-fare una valutazione di quel pronostico. L'università occupata. Ricordo il Capanna di ieri. Oggi Capanna è uno degli assertori dell'impegno risoluto nei confronti del pericolo nucleare. C'è stato Cernobyl. Da indifferenti verso il fungo atomico, ci ha reso per un momento- auspice un ministro allarmista - diffidenti persino verso le foglie dell'insalata. Cioè- dopo I tre moschettieri-siamo a Vent'anni dopo. Guai a fidarsi delle mode. Lì per lì infervorano, fino però alla moda successiva che sarà altrettanto labile. Una prova? Allora come ISTIP conducemmo un'altra ricerca, utilizzando un film inglese che era però stato proibito dalla BBC, la televisione britannica, War game. Lo utilizzammo in un sondaggio sistematico per accertare come cambiava l'atteggiamento della gente, rispetto al pericolo atomico e alla volontà di impegnarsi, prima e dopo l'esposizione del pubblico alla realtà di una guerra atomica. War game non era altro che l'anticipazione di The day after, un film di grande successo commerciale. Il disastro nucleare, dalla censura agli incassi di un best-seller. La moda è cambiata. Non il modo. Fino a che punto si può dire lo stesso di come oggigiorno si affronta la questione dell'olocausto atomico? Questo che vi mostro è un cimelio. È il numero uno del bollettino che pubblicavamo all'Istituto di Polemologia. In appendice figurano i dati di quella ricerca, dove si evidenzia che la capacità d'impegnarsi, di una responsabilizzazione durevole contro la minaccia nucleare non aumenta di tanto, una volta che si è stati esposti alla rappresentazione realistica di una catastrofe nucleare. E ciò indipendentemente dal ceto, dal grado di cultura, dal sesso e dall'età. A dimostrazione del fatto che sapere, nel segno della paura, non genera azioni efficaci. Semmai paralizza o suggerisce sempre nuove evasioni. Dalla febbre del sabato sera ai ripetuti convegni sul nucleare: riti non atti. Non aggiungo altro. Eventualmente quelli di voi interessati a questo tema possono leggere nella Dissacrazione della guerra, curata da Fornari e da me, il racconto e le riflessioni che ho inserito, e che mi sembrano in gran parte attuali, col titolo«Si può organizzare la 218

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