uno strano fenomeno, a proposito del cambiamento auspicato. La gente ci ascoltava, ci accoglieva, si diceva convinta e poi scappava. Cioè ci riconosciamo un ruolo di Cassandre, diciamo cose che sembrano vere e giuste, però nessuno si impegna nel tempo lungo. A questo punto ci rendiamo conto di aver scatenato delle ansie circa il nostro presente e il futuro che la gente non è in grado di tollerare. L'allarme, insostenibile, costringe alla difesa. Sicché andiamo alla ricerca - ed ecco l'impatto con la socioanalisi - di quella che chiamavamo convenzionalmente la Tecnica R, la tecnica di responsabilizzazione, consapevoli del fatto di non poter trascurare l'angoscia mobilitata dallo scenario che andavamo esponendo alla piazza4 • Ed è così che io m'imbatto in un testo di Jaques, il fondatore ·della socioanalisi. La sua teoria parte da quest'altra intuizione, di cui avete ripetutamente sentito parlare anche nelle altre relazioni: l'istituzione, cioè, non esiste soltanto per il raggiungimento degli obiettivi che si dà sul nascere, ma esiste anche per, si presta all'uso difensivo per esorcizzare le angosce depressiva e persecutoria che ogni impresa innovativa sviluppa col passare all'azione. C'è quindi un'utenza difensiva dell'istituzione, difficile da smascherare quanto più è vigente nei fatti, al di là delle parole. È una degenerazione ricorrente, fatale quasi (si pensi - dalla rivoluzione francese a quella d'Ottobre - quanto gli eventi hanno deviato dai propositi originari). Ma non occorre andare tanto lontano. Molte delle istituzioni in cui noi viviamo e operiamo assolvono proprio a un compito difensivo nel più assoluto - e tollerato - disprezzo delle loro funzioni istituzionali. Ricordo il primo seminario che tenni - all'interno dell'ISTIP - , il primo seminario di socioanalisi. L'entusiasmo di Franco, una lettera grata di Bianca che conservo ancora. Su questa ispirazione Fornari scrive in quei giorni dei saggi che sono per me tuttora attualissimi e che troverete citati nell'accuratissima bibliografia che Bianca Fornari ha pubblicato in uno degli ultimi numeri della rivista «Gruppo e funzione analitica». Sopravviene a quel punto la svolta del '68. La lotta per la pace scade, viene dileggiata come pacifismo borghese. È il momento in cui le strade risuonano di slogan del tipo «Fascisti, 217
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==