quanto non l'abbia detta Franco a me. Quell'applauso, in quella sede, per Fornari significò la fine di un incubo, tanto che si disse: «Allora non sono matto!» Nel '65 nasce il Gruppo anti-H interessato al problema nucleare; che poi evolverà nell'Istituto di polemologia (ISTIP), cioè l'istituto che fa del conflitto, della tensione conflittuale il centro del suo interesse. A quell'epoca avevo finito la mia analisi per �onale con Fornari; ed anche per i miei vecchi e sempre vivi interessi politici gli dico:«Ma se è così - alludevo alla sua intuizione formidabile che vede nella guerra l'elaborazione paranoica del lutto - se è così, e ne sono convinto, allora ci dobbiamo dare da fare. Non c'è tempo da perdere. Il nuovo modo di pensare auspicato da Einstein dopo Hiroshima è una necessità della nostra stagione. Bisogna che ci rendiamo promotori della sua diffusione». Ha così inizio un'attività intensissima di ricerca e di sensibilizzazione sociale. Ricordo l'epoca delle socio-conferenze all'università di Napoli, in un quartiere operario di Bologna, al politecnico di Torino affollatissimo, a Locarno, a Bellinzona. Ma ricordo soprattutto un effervescente sit-in alla casa dello studente a Milano, protrattosi fino alle tre di notte, dove responsabilità, ragione, canto, gioia si mescolavano. C'era proprio un impegno gioioso, con un gran gusto di dedicarsi a questa lotta, a questa campagna. Ricordo anche, quando tenevamo le riunioni dell'istituto di polemologia, un gruppo di romani conquistato dal nostro fervore che veniva da Roma ogni volta in pullman, facendo otto ore di viaggio per arrivare a Milano e altrettante per il ritorno. È anche il momento in cui Fornari alla scuola di sociologia di Trento può introdurre la psicoanalisi, e così io - nella stessa temperie - tengo un corso attivo di socioanalisi agli studenti lavoratori di quella scuola, più di cinquecento. Addirittura in quell'epoca si avvicinò, attratto da quel che facevamo, Curcio, sì il futuro capo delle Brigate Rosse che era allora uno dei leader della scuola di Trento. Era così infervorato che me lo vidi un giorno a Rimini d'estate arrivare a casa mia alle quattro del mattino insieme a Margherita Cagol3. Finché nello svilupparsi di questa azione ci accorgiamo di 216
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