Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

una funzione catalizzatrice. Gli elementi particolari che caratterizzano- lo stadio del rispettivo sviluppo hanno analogamente esercitato una notevole influenza, dato che le modalità risolutive realizzatesi coincidono, grosso modo, con quei tipi di difesa che Anna Freud designa come propri dell'adolescenza (esternalizzazione dei sentimenti edipici, loro rovesciamento o investimento sulla persona adatta). C'è tutto lo spazio per credere che ciò che possiamo attenderci dalla psicoterapia focale degli adolescenti è lo svolgimento delle tendenze positive fin d'ora presenti nello sviluppo. Ed è questo che, a mio avviso, le psicoterapie analitiche degli adolescenti hanno generalmente come prospettiva; esse infatti non producono assolutamente cambiamenti nella struttura della personalità. A questa età dobbiamo dedicare un'attenzione particoalre ai problemi del trauma di separazione che ha sempre il carattere di un Giano bifronte. Dato che il problema centrale dell'adolescente è il suo distacco dalla famiglia, il far provare, al livello del transfert, l'esperienza di una separazione può esercitare un effetto favorevole e servire da modello meno doloroso. Anche Diaktine e Simon sottolineano che l'analista deve saper dimostrare grande comprensione verso i tentativi di distacco degli adolescenti. Effettivamente la prospettiva di una prossima separazione ha indotto nell'Io (moi) dei miei tre pazienti dei sorprendenti passaggi mentali. Ma ciò non è una prova, se non apparente, a favore della terapia focale. Sappiamo infatti che nella misura stessa in cui auspichiamo il distacco dell'adolescente, desideriamo anche che ciò non avvenga sotto la forma di una espulsione traumatica; quest'ultima anziché aiutare impedirebbe piuttosto la separazione dagli oggetti dell'antica fissazione. Queste considerazioni mi inducono a sottolineare l'importanza del fatto che la terapia focale non deve terminare bruscamente ed in modo rigido; bisogna 234

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