visto soltanto sotto un unico aspetto: il ruolo di controllo esercitato dal padre. Malan fa notare, molto giustamente, che l'interpretazione del transfert non dipende essenzialmente dal terapeuta, ma dal paziente, o più esattamente dai materiali che porta. Desidero aggiungere in proposito che sia il momento sia il contesto nel quale questi materiali compaiono sono ugualmente importanti. Ecco un esempio: una ragazza di 19 anni (della quale parlerò più a lungo in seguito), porta, nel corso di uno dei primi colloqui, il seguente sogno: si trova a un ballo dato nel castello di un principe; vedendomi ballare con sua madre avverte un'acuta gelosia. In seguito mi esterna i suoi sentimenti amichevoli. All'atto di congedarsi appare turbata, quindi ritira la mano, poi, subito si corregge. Questo elemento di transfert avrebbe potuto essere molto eloquente, ma non ho potuto al momento approfittarne, dato che mi mancavano gli elementi ai quali avrei potuto riferirlo. Solo qualche settimana dopo la paziente ha rammentato spontaneamente i suoi periodici problemi relativi alla stretta di mano. In quel momento ho potuto attirare la sua attenzione sull'episodio descritto sopra. «Ho l'impressione, le dico, che le sue relazioni intellettuali e d'amicizia con qualcuno la inducano ad una maggiore riservatezza nei contatti fisici». È a questo punto_ che mi parla del suo timore di stringere la mano a suo padre. Per ritornare alla nostra prima paziente, la elaborazione del trauma di separazione si è svolta, per così dire, senza le mie interpretazioni. Giunti alla fine della terapia rammentò nuovamente le delusioni che il padre le procurava. Ma il fatto di avere riprovato le stesse delusioni sembra averle aperto, in qualche modo, la strada ad una relazione più reale; questa si è sviluppata con rapidità soprendente prima degli ultimi due incontri. A mio parere, ciò che ha deciso della buona riuscita dal trattamento è stato il fatto che la psicoterapia ha avuto per la paziente l'effetto di un'esperienza affettiva correttiva. Nel corso 227
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