alle ire che si impadroniscono di lei da un momento all'altro; all'indirizzo di sua madre ha degli sfoghi d'ira · così violenti da temere che, una volta o l'altra, le loro discussioni finiscano a botte; e ciò nonostante che nel corso della sua vita non abbia ricevuto un solo schiaffo dalla madre. La terapia ha esercitato un effetto sedativo sulle sue ire. È in quel momento che la paura di uno scontro fisico con la rivale mi appare come punto focale della stessa importanza del precedente, e l'assenza della «terza persona», quella del «terzo punto di vista», assume un nuovo significato. Una svolta piuttosto sorprendente compare nel registro del transfert: la paziente infatti mi spiega che solo chi ama è in grado di «ascoltare» veramente tutti i pensieri di un altro. I giorni successivi dimostrano quanto abbia potuto elaborare il trauma della separazione; ha incontrato un uomo, il primo che le piaccia veramente, sostiene. Alla fine del trattamento ha l'impressione di essere più allegra; è più attiva e lega con più facilità. Tre mesi più tardi c'è stato un colloquio di controllo. Mi ha raccontato di sentirsi ora più solidale con la madre e che l'amica le ha causato fastidi; il tipo di vita che conduceva era per lei inaccettabile; l'amica, a sua volta, la considerava un po' piccolo-borghese. I problemi con la madre sono continuati per qualche tempo, ma, al momento, la situazione era tranquilla. Il legame col ragazzo incontrato nell'ultima fase del trattamento continua; lei non ne è innamorata, ma lui è così gentile. Può essere che l'amore non sia altro che una lotta incessante, continua, ma per parte sua non vuole più saperne di lottare. Quanto al matrimonio sembra ormai che non sia più capace di immaginarsi «innamorata pazza di suo marito»; ciò infatti comporterebbe la rinuncia alla sua personalità e la totale sottomissione. La interpello sui suoi sogni. Sono terminati, dice. Ho rivisto la ragazza un anno dopo, al ritorno da un viaggio di studi all'estero; si sente molto equilibrata e di 225
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