una ragazza! Le succede quindi di attribuire a questi fatti più importanza di quanto sia necessario. Come mai? Le faccio osservare, a questo punto, la possibilità che gli accadimenti esterni possano evocare al suo interno dei problemi come, all'occorrenza, il fatto che trovi repellenti e umilianti le manifestazioni della sessualità femminile (come, per esempio, le sue reazioni nervose in relazione al primo coito, i suoi sogni erotici umilianti ecc.). Si mostra turbata e tace per un attimo, quindi aggiunge che al veglione il suo partner ha manifestato un particolare interesse per la sua amica. «Pertanto sono un'oca», sostiene. Al momento del suo rientro a casa, esasperata, è accolta dalla madre che le dice: «Te l'avevo detto di farti operare al naso!» Nel corso dei successivi incontri le mie interpretazioni tendono a orientarsi nella direzione del punto focale. Suggerisco che le lamentele circa il suo sentirsi abbandonata potrebbero riferirsi al padre che se n'è andato di casa quando lei era ancora una bambina. Quando i genitori stavano divorziando, e lei desiderava intervenire per riconciliarli, provava la sensazione che qualora avesse scelto il padre avrebbe abbandonato la madre: lo stesso sentimento che, in seguito, avrebbe trasferito sugli uomini. Mentre si mostra esitante circa la mia interpretazione, peraltro così evidente, un altro punto focale prende rilievo; fatto quest'ultimo che, tuttavia, mi si mostrerà chiaramente solo alla fine del nono incontro, nel momento cioè in cui ho avvertito la paziente che avevamo ancora a disposizione solo tre colloqui. La volta dopo parla subito di suo padre, di quanto manchi di riguardi verso di lei, e «metta a nudo antiche ferite». Un attimo più tardi mi accorgo che il rimprovero può allo stesso modo riguardare me, dato che anch'io la sto un poco abbandonando. In seguito parla più apertamente di quanto non avesse fatto in precedenza dei suoi conflitti con lamadre e mi riferisce che non posso neppure immaginare la violenza sottesa 224
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