Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

rienza, e così pure i cambiamenti favorevoli del profilo nel secondo test di Szondi, somministrato dopo il test di Rorschach- confrontati col primo, ottenuto in precedenza. L'assenza di indicazioni favorevoli nelle prove dei test non costituiva, in ogni caso, una controindicazione assoluta al trattamento. La psicoterapia degli adolescenti deve affrontare problemi particolari. L'adolescente vive nel vortice di un processo di separazione. Nel corso della prima metà di questo periodo- la pubertà- l'Io (mai) compie enormi sforzi per costruire una difesa contro le antiche fissazioni libidiche. Ecco la ragione per la quale a questa età ci si scontra, anche da parte di un paziente molto favorevole alla introspezione, sia contro una singolare rigidità dell'atteggiamento difensivo, sia contro il pericolo di un «acting-out» che la terapia potrebbe provocare. In generale i problemi interni ed esterni si moltiplicano verso la fine dell'adolescenza, qualora il processo di separazione non abbia trovato uno sbocco soddisfacente. Ciò che Anna Freud considera come la difficoltà maggiore nella terapia degli adolescenti- e cioè il fatto che gli oggetti delle antiche fissazioni siano ancora presenti nella realtà- è tuttora valido. (Se, al contrario questi mancassero, bisognerebbe prendere in considerazione lo stato eventuale di una carenza affettiva e di disturbi sul piano dell'identificazione). Nel corso della terapia focale i problemi specifici di questa fase dello sviluppo possono emergere in modo più acuto. Illustrerò ora i problemi che si pongono su questo piano mediante l'esposizione di tre casi. A - Studentessa, 20 anni. Il suo maggior problema consiste nello stabilire legami affettivi. Le relazioni che intraprende sono di breve durata. Da due anni è quasi costantemente depressa e evita gli altri; fatto questo checome lei stessa precisa - è piuttosto una conseguenza che una causa. 219

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