Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

12 In particolare, Carravetta discute il saggio dal titolo «The Critic as Host», contenuto nel testo De-construction and Criticism (New York, Continuum: 1979), a cura di Harold Bloom et alii. 13 In verità, una delle prime fasi della critica femminista fu la (ri)lettura di opere scritte da uomini per analizzare il trattamento riservato alle donne personaggio femminile (testo fondamentale risultò, in questo senso, Sexual Politics di Kate Millet, Garden City, New York: Doubleday 1970). In un secondo momento si passò alla grande attività di riscoperta di opere scritte da donne e spesso messe nel dimenticatoio (testi chiave: P. Meyer Spacks, The Female lmagination (New York: Avon Books, 1975); Sidney Janet Kaplan, Feminine Consciousness in the Modem British Nove[ (Urbana: Univ. of Illinois Press, 1975); Ellen Moers, LiteraryWomen: the GreatWriters (Garden City, New York: Doubleday, 1976); Elaine Showalter, A Literature of their Own: BritishWomen Novelists from Bronte to Lessing (Princeton: Princeton Univ. Press, 1977); Nina Baym, Woman's Fiction: A Guide to Novels by and about Women in America 1820-1870 (Ithaca: Cornell Univ. Press, 1978); Sandra M. Gilbert e Susan Gubar, The Madwoman in the Attic: TheWoman Writer and the Ninenteenth-Century Literary lmagination (New Haven: Yale University Press, 1979). Entrambi questi periodi sono segnati da pragmatismo e da metodo-­ logie d'analisi «expressivist» (definizione di Brouwen Levy 1982:102). A partire dagli anni '70, con l'assorbimento di teorie europee, francesi in particolare, da parte della critica femminista americana, si è cominciato a discutere della necessità di analizzare i testi partendo da basi teoriche. Questa terza fase sollecita una revisione delle assunzioni teoretiche comunemente accettate circa l'atto di lettura e scrittura in quanto fondate da scuole composte interamente da uomini (cfr. Showalter 1986:8). 14 Per esempio, tutte le opere citate nella nota precedente non prendono in considerazione la produzione creativa e critica delle donne di colore. 15 Per quanto attiene il ruolo della critica femminista all'interno della istituzione letteraria, cfr. Peggy Kamuf, «Replacing Feminist Criticism», «Diacritics» (Summer 1982): 42-47. 16 Il testo Silences di Tillie Olsen (New York: Delacorte Press, 1978) ha costituito, insieme a A Room of One's Own di V. Woolf, la bibbia, l'arma, la speranza di scrittrici frustrate e di aspiranti scrittrici, oltre che di tutte le «innamorate» della letteratura. 17 Una studiosa inglese, Cora Kapaln, riflettendo di recente sulla spaccatura nella critica femminista fra le umaniste liberali, che ritengono che l'esperienza psicosessuale incida nelle cosicenze delle donne più dell'oppressione sociale, e le femministe socialiste che pongono invece in evidenza gli elementi sociali ed economici, auspica un tipo di critica che riesca a conciliare la soggettività femminile con l'identità di classe (in: G. Green e C. Kahn eds. 1985: 146-176). 18 A. Rich, OfWoman Born (New York: Norton, 1976); On Lies, Secrets and Silences (New York: Norton 1979); L. Bernikow, AmongWomen (New York: Harmony-Crown, 1980). 19 Va specificato che il testo della Gardiner, pur ponendo le distinzioni da me trattate al punto 11.1, accoglie in modo sostanzialmente posi248

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