lo stile, i processi dell'inconscio e la delineazione di un futuro al femminile. Vi sarà una reale conversione? Il riconoscimento del femminile di Derrida smuoverà/commuoverà le studiose americane? Because woman is (her own) writing, style must return to her. In other words, it could be said that if style were a man (much as the penis, according to Freud is the «normai prototype of fetishes»), then writing would be a woman.28 La donna; finalmente, dopo Freud e Lacan, per Derrida scrive. Il guru della decostruzione ha ammesso: «I would like to write, also, like (a) woman. I'm trying [...]29 Ma è questo che le donne (americane) vogliono? Che l'uomo scriva (come la) donna? L'indifferenziazione? Il sogno derridiano di una sessualità plurima, oltre il principio del genere, farebbe esplodere la struttura della nostra società (e del linguaggio)? La scelta è fra l'indifferenziazione e il riconoscimento della differenza. Per una risposta si dovrà comunque aspettare il passo successivo della scuola femminista americana, la fase digestiva dell'attuale degustazione di teorie francesi. Per ora, i testi più suggestivi per le lettrici «colte» femministe risultano ancora Gyn Ecology (1978), e Pure Lust (1984) di Mary Daly che, guarda caso, è, insieme a Susan Griffin e Robin Morgan, una delle esponenti più raffinate della scuola metafisica volta a creare una mitologia femminista di discendenza matrilineare. In questa stessa direzione sembra muoversi anche la scrittura delle afro-americané; si veda il caso della "biomitografia" della scrittrice Audre Lorde, Zami: AN ew Spelling of myName (1983), i romanzi The Bluest Eyes (1972) e Sula (1980) di Toni Morrison e Praise Song for the Widow (1983) di Paule Marshall dove la riscoperta della terra materna sembra offrire la possibilità di comunione totale fra donne. Paola Zaccaria 246
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