pertanto essa dovrà tenere conto delle variabili della cultura letteraria come i modi di produzione e distribuzione, la relazione fra l'autore e il lettore, fra arte 'alta' e arte popolare, e simili gerarchie: la ginocritica ci fornirà un'altra prospettiva della storia.26 E se il testo maschile, secondo Bloom e Said, è fathered, quello femminile non sarà semplicemente mothered, maparented: dal momento che ha discendenza mista, deve fare i conti con gli avi materni e paterni ha perciò il vantaggio di non essere parziale, laddove il testo maschile dimentica e/o zittisce una metà della sua parentela. La teoria ginocritica di E. Showalter è parsa ad alcune studiose integraliste come limitativa in quanto ancora una volta invita le donne ad occuparsi esclusivamente di testi di donne e ripropone le polarizzazioni classiche (androcentrico vs., ginocentrico). Adrienne Munish nel suo saggio «Feminist Criticism and Literary Tradition» (in: G. Greene e C. Kahn eds. 1985: 238-259) nota che nella opposizione proposta da Showalter si cela un'incorporazione del paradigma maschile di androcentrismo. Inoltre mette in guardia dal rischio di misoginia che comporta un'indagine testuale limitata alla letteratura di donne: i testi canonizzati «classici» dai critici uomini resterebbero incrostati da interpretazioni patriarcali. 11.4 Quel che rimane fuori... La teoria dei «playful pluralism» e la «ginocritica» sono i nodi più consistenti intorno a cui il dibattito attuale sui modi di far critica femminista negli USA si articola. Come «sottocorrente della sottocorrente» del discorso femminista, negli ultimi quattro o cinque anni, la scuola francese Kristeva-Cixous-Irigaray-Witting ha cominciato a travasare le sue acque nel già agitato fiume della teoria della critica letteraria made in USA.27 244
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