Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

va dell'empiria alla teoria - ha cioè fondato quella che Brouwen Levy chiama la terza fase della critica letteraria • femminista (vedi nota 13). Dopo aver indagato la causa della canonizzazione di autori uomini da parte della critica letteraria, Kolodny offre tre proposizioni per trasformare in dialogo le ostilità con la critica di critici. I tre punti su cui invita a riflettere sono: i) la storia letteraria (e con essa la storicità della letteratura) è fiction; ii) in quanto ci viene insegnato come leggere, noi ci occupiamo non di testi, ma di paradigmi; iii) dal momento che i motivi per cui attribuiamo valore estetico ai testi non sono infallibili, immutevoli o universali, dobbiamo riesaminare non solo le nostre estetiche, ma anche i pregiudizi e le ipotesi su cui si fondano i metodi critici che (in parte) modellano il nostro responso estetico. Per chiarire il punto (i), Kolodny fa notare che se si dovesse riesaminare il passato, si dovrebbero prendere in considerazione opere di donne del 17°, 18° e 19° secolo messe nel dimenticatoio; giudica mendaci coloro secondo cui leggiamo i classici per ricostruire il passato, o leggiamo Shakespeare e Milton riuscendo a coglierne i significati che essi stessi volevano dare ai loro testi. Non si può ricostruire il passato: i testi offrono alla nostra inventivness di lettori la possibilità di leggere una fiction del passato, «all of literary history is a fiction which we daily recreate as we reread it. What distinguishes feminists in this regard is their desire to alter and extend what we take as historically relevant from out of that vast storehouse of our literary inheritance» (Kolodny 1980:10). Per quanto riguarda il punto (ii), Annette Kolodny spiega che il lettore ricava dai testi determinati significati a seconda dei modelli e delle tecniche di lettura (strutturalismo, semiotica, stilistica, ecc.) con cui affronta i testi 237

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