Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

II.l. Alcune annotazioni diacroniche e sincroniche sui percorsi della critica femminista made in USA. In America la scelta femminista di fare critica letteraria partendo dall'ottica di leggere il testo liberandosi dai condizionamenti o da modelli di lettura acquisiti, in quanto modelli maschili (leggere il testo, cioè, tenendo conto di essere un corpo, una mente, una psiche femminile che legge quello che un altro corpo o mente o psiche di donna ha creato13), è ulteriormente complicata e dalla spaccatura fra donne lesbiche ed eterosessuali, e dalla spaccatura razziale: le donne di colore sentono le studiose bianche come comunque prigioniere dell'accademia, incapaci di liberarsi dalle reti culturali dell'uomo bianco; si sentono inoltre escluse da gran parte degli studi sull'argomento.14 La critica femminista alle istituzioni culturali, e dunque alla letteratura, è per lo più fondata sull'evidenza dell'esclusione della donna15. In altri termini, allorché nellaseconda fase le studiose scoprirono una vena pressoché inesauribile di opere letterarie scritte da donne, si resero conto che l'esclusione era duplice: i) in quanto donne si è tenute lontano dalla cultura e, di conseguenza, dall'accesso alla scrittura16; ii) il mercato editoriale, alias l'ideologia dominante che 'canonizza' alcuni scrittori come «classici» ristampabili all'infinito, ha ridotto al silenzio le donne che, nonostante le difficoltà, scrissero e pubblicarono nei loro giorni. All'interno della dizione «critica femminista», secondo J. Kegan Gardiner, è possibile identificare tre tipi d'ideologia: il femminismo di stampo liberale, quello radicale e quello socialista. Le critiche liberali per prime rintracciarono nel linguaggio e nelle letterature immagini stereotipate di donna, per cui suggerirono che le scrittrici, nelle loro opere, creassero personaggi femminili positivi; richiesero inoltre che nelle antologie fossero incluse opere di donne. 234

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==