subordinato; ii) i critici postmoderni e decostruttivi/distruttivi - tutti di heideggeriana discendenza; iii) i critici in-between i quali tentano di coniugare Derrida con istanze neo-umanistiche rivelandosi fondamentalmente incapaci di porre il lavoro critico sullo stesso piano di quello artistico - quest'ultimo venendo comunque prima. IL Teoria, pratica e politica della critica letteraria femminista. Se si va a rileggere l'elenco delle scuole di critica letteraria a pagina 223, si noterà che a Lentricchia come a Carravetta, è 'sfuggita' la dizione critica femminista. Vo� lutamente, perché ritenuta marginale? O, ancora una volta, in quanto cosa che attiene al «femminile», (in)-consapevolmente elisa perché indecidibile-indicibile? Eppure lo stesso Carravetta - per non parlare di gran parte di studiosi i cui saggi sono stati inclusi nel testo Postmoderno e Letteratura - si è decisamente schierato in difesa del «marginale», dello «scarto», del non canonizzato. Preso atto di questo ulteriore «scivolamento» su qualcosa che ha a che fare coll'essere donna - la dizione «critica femminista» denuncia e il sesso di chi fa critica e l'ideologia che sottende la chiave di lettura dei testi- bisogna riconoscere che, anche se in numero non proprio rilevante, saggi d'impostazione femminista appaiono nei grossi magazines letterari, in quelli già citati ad inizio di questa indagine, oltre che nei luoghi che le femministe hanno creato per accogliere la discussione culturale sull'essere donna, come le riviste Signs, Frontiers, Feminist Studies, Chrisalis, Recate, Women's Studies Quarterly, Heresis, Sinister Wisdom - per citare le testate più conosciute. 233
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