convegno, per circa un decennio il suo verbo passò quasi inosservato, limitandosi gli studiosi americani ad «assaggiare» Barthes, Foucault e Benveniste, e a coniugare Saussure con Jakobson. Negli ultimi anni '60 e nel '70, così densi di movimenti collettivi, vi fu un intenso fervore teso a squarciare le barriere del protezionismo e isolazionismo che nemmeno l'innesto nelle grandi università di pensatori europei come E. Auerbach, R. Jakobson e L. Spitzer era veramente riuscito a realizzare. I teorici angloamericani scoprirono Saussure e lo strutturalismo europeo non solo tramite l'espatriato russo Jakobson, ma anche tramite le mediazioni di C. Lévi-Strauss e degli strutturalisti della scuola di Praga. Gli apporti del marxismo e della psicoanalisi giunsero mediati, rispettivamente, dal filtro esistenzialista e francofortese, e dalla scuola semiotica-psicoanalitica francese. Lo scivolamento dallo strutturalismo - che ancora credeva nella possibilità di creare grammatiche, di conseguire una conoscenza sistematica - verso il post-strutturalismo - che vide il sovvertimento di ogni sistema da parte dello stesso testo e riconobbe quindi l'impossibilità di ogni sistematizzazione - avviene nelle stesse opere di Barthes (da S/Z in poi), nelle ipotesi di différance e dissemination di Derrida: siamo al trionfo della fenomenologia e del decostruzionismo di origine nietzschiana e heideggeriana.3 Di Heidegger, Derrida e la critica postmoderna abbracciano l'idea che la nostra era ha segnato la fine della filosofia, in particolare della metafisica, e ha dato il via al pensiero pensante. Derrida vuole scrivere della filosofia in modo non filosofico, essere un pensatore postfilosofico, abolire la barra filosofia/letteratura, scrivere il testo indifferenziato, fluido. Ecco come R. Rorty, studioso di scuola wittgensteiniano, illustra il progetto di Derrida: 225
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==