madre, che sono espressioni di fusione. Di un urlo, di un grido. Del silenzio. Ma nonostante tutto, lei continuava a lottare, nella consapevolezza del continuo estremo rischio: «Ancora una volta sento un desiderio nuovo, qualcosa che s'impenna sotto di me come il cavallo superbo che il cavaliere prima sprona, poi rattiene. Quale nemico scorgiamo ora avanzare verso di noi, o tu che io cavalco, mentre attendiam-.), battendo questo tratto di selciato? È la morte. La morte è il nemico. È contro la morte che io cavalco con la lancia in resta e i capelli al vento come quelli di un giovane, come quelli di Percival... Affondo gli sproni nei fianchi del cavallo - Contro di te mi scaglierò, invitto e indomabile, o Morte!»23 • Fedele a quella traccia lei continuava a vivere. Nulla poté corromperla, nulla poté distoglierla da quella nostalgia, da quella passione estrema. Si mantenne fedele al suo ideale, come poté. Continuò a credere alla supremazia dell'essere sul vivere, dell'essere sull'avere, del pènsiero sull'azione. Si mantenne come poté fedele all'essere e a se stessa. Nel pieno del successo nei confronti del mondo previsse la sua fine: «La vita era così terribile che io chiudevo una persiana dopo l'altra»2•. «Ho gettato il mio mazzolino nell'onda che si stendeva çlavanti a me. Dissi: 'Consumami, portami al limite estremo'». «Non tocco nulla. Non vedo nulla. Può darsi che sprofon296
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