l'esegesi vitale, e non la prospettiva nella quale inquadrarla. Agli occhi del lettore si presenta un mondo costituito di teofanie, attorno alle quali - polarizzate dal veriir meno del visionario - si intessono a loro volta visioni esemplari - questo richiama il percorso problematico delle analisi di Freud della concentrazione, dell'inibizione, e della telepatia18. Procedure analoghe si trovano frequentemente nella vita di un altro grande mistico'9, occidentale ma che negli stessi anni intraprese un viaggio in Oriente, S. Francesco, la povertà del quale, com'è noto, assume un fondamentale valore «esegetico» dell'anima, biografico, politico, teorico, e il metodo di preghiera del quale richiama continuamente le dinamiche del nascondersi e del peregrinare analizzate da Hermann20, i cui rapimenti mistici, e l'ascensione, e la realizzazione dei miracoli, mossero un numero enorme di testimonianze, poi ridotte alla loro funzionalità «interpretativa», e spesso disinnescate da apposite biografie, come nel caso di Bonaventura21 . Così il gioco di negativo-positivo messo in moto dal mistico, per concentrazione-venir meno, richiama il concetto filosofico di inchoatio formae, per privatio, nell'accezione dei teorici della luce medievali occidentali, coi quali il Sufismo ha in comune, oltre ad alcuni importanti tematiche ed autori «di confine,, 2', specialmente la fede nella certezza della realizzazione del mondo - in ciò che si vede - sia del mondo dei principi che di quello della vita, che in questi sistemi di idee vengono a coincidere. Questa realiz� zazione awiene infatti per illuminazioni2': difatti lbn 'Arabi ebbe la risposta del proprio desiderio ai funerali di Averroè alla Mecca, camminando ritualmente attorno alla Kaaba, centro del mondo, Oriente, e perciò luogo di ogni illuminazione. Solo giunto a questo punto egli comprenderà (ma in visione? - è superfluo domandarselo, dice Corbin) il segreto dei funerali di Averroè, cioè che: «l'aube de la 247
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