comandato da «lis», «dear» equivale a una domanda del tipo «hai letto bene?», destinata a verificare, nel momento in cui si sta per voltar pagina, se non sia stato perduto il contatto con il testo e i suoi specifici modi di funzionare. Ma, se non vuole rimanere in difetto, una lettura testuale di «dear»'7 non può accontentarsi di ristabilire una significazione soggiacente o smarrita. In realtà, riveste una eguale importanza la posizione di questa parola che, da una parte, rima con «lys» (i due vocaboli chiudono rispettivamente la prima e la seconda metà dell'ultimo capoverso), e, dall'altra, si avvicina, ma per meglio contraddirlo, al «conservatore» collocato nell'angolo opposto del capoverso (la loro messa in rapporto ripete ed esaspera l'antinomia tra i due modi di trattare i segni: quella produttiva, della circolazione - «dear» non significa, infatti, duplicemente, il guadagno e il pfofitto: in inglese e in francese («cher»)? - e quella, taccagna e sterile, del museo e del suo riflesso di conservazione)? A questa moltiplicazione del senso nel testo l'aggettivo verbale «rovesciati» permette, infine, di aggiungere la questione del soggetto, e cioè - per evitare qui ogni generalizzazione abusiva - del voler-dire attraverso il quale un Autore si pone. Progetto rappresentativo per eccellenza, che il testo non può che far fallire: governato, com'è, da regole formali che sfrutta a oltranza, il testo contesta la padronanza del soggetto che vorrebbe disporre dei segni a modo suo. «Rovesciati» si fa il luogo di questo oltrepassamento dell'autore, costretto dalla impersonalità delle regole e oppresso dalle relazioni testuali così in soprannumero. Compitando le iniziali di Camus, «rovesciati» viene a toccare il Nome nella sua forma come nel suo rango: da un lato lo disloca, non ne conserva che il residuo delle iniziali; dall'altro gli toglie la sua categoria grammaticale, diluendo i suoi resti in una parola che non è un nome proprio. Aggredito in tal modo, il significante Camus, incontra la concorrenza, nel seguito di Passage, di nomi differenti. Ora, que213
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