vare anche dalle proprietà del primo supporto, aperto a ogni specie di calcolo della sua quadrettatura. Ed è beninteso impossibile sapere se è il tipo di carta che ha suscitato le ricerche per una impaginazione preordinata, o invece le necessità della progettazione del libro che hanno indotto lo scrittore a scegliere in conseguenza i suoi fogli, o piuttosto a convocarli esplicitamente nella sua finzione. Piuttosto che dirimere in favore del primato dell'uno o dell'altro di questi supporti, ammettiamo un va e vieni, un rincorrersi, tra foglio e pagina. L'interesse principale di questa simultaneità, di questo duplice trattamento, sta incontestabilmente nel corto circuito temporale che ne deriva. Il rapporto lineare che lega - e separa - il manoscritto e il libro viene cancellato. La circolazione non avviene più secondo un percorso uniformemente preordinato, ma in tutti i sensi, e sfrutta la specificità di ciascuno dei poli. Questo rifiuto di appiattire le differenze - un rifiuto, potremmo dire, di «eliminazione dello specifico», e insieme la cura di evitare le relazioni semplici, cioè gerarchiche, si ritrovano al livello delle corrispondenze tra la trama degli elementi visibili e la rete narrativa. Anche in quest'ambito non si produce un fenomeno di cattura di un campo ad opera dell'altro. La forma non scompare di fron- . te ad un senso che non è tenuta a chiarire: le occorrenze del bianco non dipendono dalle soluzioni di continuità del filo diegetico, nessun oggetto è mimato dalle figure quadrangolari di cui i neri forniscono lo schizzo. Inversamente, la finzione non si limita mai a «dire» le proprietà del proprie;> supporto. Quest'ultimo può generare un lessico e dei temi, ma il testo li elabora, li specifica, secondo meccanismi propriamente linguistici. Prima di analizzare nei particolari le maggiori articolazioni del visibile e del linguistico (e le incidenze del primo sul secondo, come il ripercuotersi del secondo sul primo), vorrei dare due piccoli esempi che illustrano, ciascuno a suo modo, la discrasia che si instaura tra la finzione e i suoi elementi generatori (all'occorrenza, numerici). 206
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