Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

role ad un nero sarebbe in ogni caso una grossolana semplificazione). È noto che, nel suo impiego retorico-realista, l'avvento di un bianco sottolinea e rafforza una rottura al livello del contenuto (rottura temporale: le tappe di un'azione; rottura spaziale: gli aspetti di una descrizione), mentre le sue dimensioni ne illustrano l'importanza relativa6. Passage, bisogna convenire, apre la strada a un impiego formale del rimando alla linea: il taglio degli a capo e l'ampiezza dei bianchi sono disgiunti dagli incidenti della finzione, non in quanto il testo prescriva gli effetti della discontinuità: al contrario!, ma in quanto essi si verificano (e sorprendono!) meno tra i capoversi che all'interno di questi. Si può dunque, per cominciare, esaminare alcuni dei bianchi che si offrono allo sguardo e vedere a quali regole obbedisce il loro impiego. Muovendo dall'unità del capoverso è possibile, per esempio, separare il bianco degli a capo propriamente detto (il rientrare della prima linea del capoverso, come il bianco che lo conclude, nel caso in cui l'ultima linea non giunge sino alla fine della giustezza), il bianco extra-lineare (i margini), e il bianco interlineare (la linea, o le linee, lasciate in bianco tra due capoversi7). Una prima particolarità del testo di Camus è certo il ricorso all'accapo detto «americano», cioè a un accapo il cui inizio non viene fatto rientrare·. Insolita nel romanzo francese, questa scelta è inseparabile dalla presenza, anch'essa altrettanto poco frequente, di un bianco interlineare molto pronunziato, che è il solo a (poter) indicare il passaggio a un accapo, ogni qual volta la fine di un capoverso coincide con la fine di una linea. È nell'ultimo dei capoversi che vediamo il testo esplorare le possibilità offerte da questà doppia convenzione tipografica. Da una parte, il mancato rientrare dell'inizio e la mancanza di una distinzione tra la fine della linea e la fine del capoverso introducono nel testo, attraverso il rettangolo 203

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