Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

Il fondamento psicotico della nevrosi Si è parlato di un futuro della psicoanalisi come in qualche modo legato alla possibilità di avvicinarsi alla cura delle psicosi. Se ne è parlato molto fino a qualche tempo fa, fino a quando, a furia di parlare del futuro, quanti si accostavano al problema incominciavano a rendersi conto che quel futuro non diventava presente. Se ne sono resi conto quanti psicoanalisti non sono riusciti ad andare più in là di quella generica prospettiva. Se ne sono resi conto soprattutto quanti psichiatri dopo aver provato in tutta quella buona fede che l'ignoranza può garantire, non hanno visto diminuire il numero dei fallimenti, o dei suicidi, nonostante, diciamo così, l'applicazione di metodi psicoanalitici. Non solo. Ma una figura è stata inventata a scusare quei fallimenti della psicoanalisi che avvenivano nell'ambito della nevrosi, prendendo a testimone la psicosi. « È un borderline », cioè: non si sa che cosa fare. Un borderline. In tanta psicoanalisi che si gioca tra gli affetti, la comprensione, l'estemporaneità, la sottovalutazione della diagnosi, la descrittività, ecco una figura che può apparire in contrasto con tutto questo. Una figura che non solo sembra lanciare quel ponte tanto auspicato quanto inattuato tra nevrosi e psicosi ma che addirittura assume una connotazione topolo9

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==