Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

e nelle unghie, allora... ci ritrova !i pronomi: i prorrl'Omi di persona...» 8 • Pronome come shifter: ,simbolo-indioe che stabiHsce la possibiHtà di art!icolare il xapporto tra codice e messaggio, che l , ega il looutore al destinatario del discorso e conferma la loro alterità come sorgente stessa del linguaggio. I pronomi, rkorida Jakobson, « rientrano nelle acqui-siziOIIli più tardive del linguaggio infantile e nelle per-dite precoci dell'afasico» 9 • Questo proprio perché la foro ,istan:z:a è deittica, indicale, e in1sieme rappresentativ,a, simbolic a, m parte anche -iconica, perché è possibile riconosoere la loro immagine mentale. Un ,pronome dovrebbe essere definito oome un termine che può indicare qualsiasi cosa con cui la prima e la seconda persona hanno adeguate connessioni reali, richiamando l'attenzione della seconda persona su quella cosa 10• Nei pronomi è indicata dunque l'istanza del discorso 11, come orJg1inata e riplt"odotta continuamente nella polifonic ità del d.iscoI1So stesso, nel far-si del Hnguaggio a pa , rtire almeno da una prima e una ,seconda persona. La declinazione pronominale, particolairment , e quella dei pronomi personali, traccia lo schema dell'o:riganùzzazione « differenziale » che dà vita alla loro ,funzione. Tra tutti i pronomi di persona, per Gomialo, l'io è il più « lurido»: « ... io, tu... denuncia la bassezza della comune dialettica... e ne certifica della nostra impotenza a predicar nulla di nulla,... dacché ignoriamo... il soggetto di ogni proposizione possibi.ile ... » 12• Quell'io è aborrito proprio perché afferma, nel suo definiT'si in strutture differenziali e oppositive (io/tu) 237

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==