Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

• magine rovesciata» (Ci volevano - osserverò tra parentesi - le note pagine dell'Ulisse joyciano per renderci consapevoli che l'emissione delle feci è una sorta di dialogo col proprio corpo?). Rimando, per l'argomentazione sull'accentuazione, al libro di F6nagy, ove le prove della tesi avanzata mi sembrano quanto meno convincenti. Ma non so trattenermi (absit iniuria verbo, da una parola, anzi da un verbo che non certo a caso in questo contesto è scivolato dalla penna!); non so trattenermi dal citare, riprendendolo da F6nagy, un'aforisma di Heine contro la censura, che tali connessioni tra sfinteri argutamente ripercorre. Scrive Heine: « Un cane al quale si impone una museruola, abbaia col suo didietro. Il pensiero che si esprime per vie traverse sarà ancora più infetto a causa della perfida modalità della sua esteriorizzazione». Ma torniamo, dopo questa discesa agli inferi, all'Acheronte del linguaggio « basso» alla poesia, alla voix du poéte, titolo dell'ultimo capitolo di La vive voix di F6nagy e lasciamogli la parola: « La genesi della lingua presuppone l'attitudine al pensiero concettuale, ma senza l'aiuto della lingua... È opportuno ricordare questa banale verità per meglio comprendere perché il poeta sia co-_ stretto a ricreare la lingua, e perché... sia indotto a servirsi di modi di espressione prelinguistici»; il che gli consente « di dire più di quanto sappia: di parlare di ciò che intravvede soltanto o anche di ciò che non può neanche intravvedere»... « Ricorrendo ai mezzi del linguaggio primitivo la poesia e l'arte vocale si costituiscono in poiesis, in creazione e azione». Di nuovo, dunque, l'incerta linea di confine tra il logos eracliteo e il Tat goethiano. Quale dei due, « in principio»? Forse la risposta che a questo punto si potrebbe avventurare, profittando, s'intende, del privilegio 182

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