Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

In questo .luogo ns1eae 1a pos,sibilirtà dell'incontro tra Nardso e la sua immagiine. Incontro, dunque, e non ricomposizione, differenza e non complic ità. Non ,si tratta di rice:ricare la 'verità ' che la 'malattia ' può ,contenere, ma la stmda da perno:rirere per far emergere i molteplici aspetti che la caratterizzano. In questo consiste quella 'patologia esi i stenzia:le ', quella sofferenza della rai gione che, al di là dei suoi risvolti clinici, segna l'inizio di un viaggio ,senza mèta. Questo cammino non contempla la guarigione, ma p:rievede le infinite domande per arrivare a conoscere, attrave:riso un'opera di s,eduzione che solo '1a sofferenza sa mettere in atto nei ocmfrorrti del , 1a malattia per estrarre da essa quella possibilità ,di vita che inesorabilmente l'accompagna. « Quella ma1a:t,tia bisognava ciricondar1a d'astuzia, addidttura blandirla .quasi fosse una donna: ed ,estra:rire da essa tutto dò che può dare e che la sialu1Je non ci permette di vedere accecati come ,siamo daHa sua luce. Sarebbe sta1Ja una vita piena d'ombria ». In quesrta oscurità Rroust produceva 35 • La maLattia, dunque, diventa il segno di qualcosa d'altro e proprio per questo è portatrice di sapere. E in tale percorso il corpo viene necessariamente 'contaminato '. Siamo di nuovo ·di fronte allo specchio, ma ,con la 1oonsapevolezza che i frammenti oontenuti in esso alt,ro non sono che il rJflesso di quei ,reperti nascosti lia oui 1scoperita arricchirà un mosaico, un'opera complessa che J1esterà sempre 'incompi'll'ta. Att:riaverso questa coscienza l'io scopre di esisere ' mortale ', di possedere, doè, un corpo che non è neppure sfior-a:1Jo dall'eternità. Qui fa paro1'a ha definitivamente ,rinunciato a farsi riconos,oere e ,si è lasciata sostituire dallo sguardo nel 51

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