rubrica A cura di Vincenzo Bonazza EMILY DICKINSON Lettere 1845-1886 a cura di Barbara Lanati Einaudi, Torino 1982 Presentato da Barbara Lanati ,in U[l montaggio secco e aocelerato che ne scandisoe Je ricorrenze e le intermittenze formali, postillato da note che lo •situano saldamente nella cronaca contemporanea, l'epistolario di Emily ,DickinsO[l 1 ,si legge come un •lungo monologo, all'inizio spezzato e ,interrogativo, poi asso•rto, ironico o delirante, recitato ,sullo , sfondo di una storia che si svolge fuori ,soena. La parola epistolare acquista lentamente autorità di parola teatrale; una voce mai incrinata, nonostante le pause e , 1e aritmie del respiro, tiene il proscenio, tacendo, ,senza ignorarli, gli eventi della guerra civile, definita «uno spazio obliquo» (n. 27) e gli accadimenti della pace - · «uno spazio profondo» (n. 32) - per ri.co1looarsi incessantemente nello spazio sempre «così nuovo» (n. 40) della mente. La tensione drammatica, come la tensione fabulatoria o romanzesca, è propria della lettera 2 : che nel destinatario lontano, nell'interlocutorie invisibile, ipotizza un pubblico (un «tu» moltiplicato :all'infinito); che, presentandosi come esecuzione d'identità, soltanto nel riconoscimento e nella certificazione ,dell'altro si assicura un'esistenza. Ma ,gli effetti teatrali dell'epistolario di Emily vanno oltre la morfologia del «genere»; Je pause segnate dalle lineette d'interpunzione (come nella poe185
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